Messaggi del Don

CRISTIANO, CHI SEI?

Nella comunità mondiale, al tempo del Coronavirus, non si è parlato di altro se non di contagio, medicinali, precauzioni e di distanziamento sociale, reso necessario per difendere la vita. Molto diverso dal distanziamento spirituale dalla Chiesa delle origini,  che diversi discepoli manifestarono non reggendo allo scandalo della morte del loro Maestro. I due discepoli diretti ad Emmaus sono immagine di un cristianesimo rassegnato, sfilacciato fino alla divisione, quasi estinto, che non crede alla vittoria della vita. Certo, quanto sono umani i sentimenti di tristezza e smarrimento di questi due viandanti, come umanissima era stata la sofferenza di Cristo sulla croce! Possibile quindi che la condivisione di un medesimo dolore non crei un’occasione di incontro, non disegni una linea di qualche speranza? La fuga dei due da Gerusalemme ci dice che, senza la presenza di Dio, il dolore ti pone in stato di perenne fuga da tutto ciò che te lo ricorda, e ciò significa vivere perennemente da fuggiaschi, perché il passato non si può cancellare facilmente. Qualcosa o Qualcuno occorre per cambiarti la vita e per salvartela. La novità viene proprio mentre scappi. Prende forma di passi e parole che si fanno sempre più vicini e discreti nello stesso tempo. La novità ti cammina accanto, se hai la forza di mettere da parte la tua rabbia e di dimenticare la tua sconfitta, come se non ci fosse mai stata. C’è il Risorto, anche se non l’hai subito riconosciuto; Lui però ti conosce e ti parla. Non per condannarti per la tua incredulità o per rispolverare dinanzi ai tuoi occhi i comandamenti, né per convincerti della sua grandezza, ma per farti assaggiare delle semplici domande: Che hai, come stai? Perché quella faccia e quelle brutte parole?’.  Quando qualcuno ci chiede qualcosa del genere, sappiamo bene che si interessa a noi, tuttavia, come i due discepoli, rispondiamo irritati perché siamo toccati nell’intimo: ”Perché queste domande, lo sai già”. È qui che comincia invece la novità: alla visita di Dio, nulla è scontato. Gesù riesce a tirare fuori dai discepoli ciò che li tormenta; raccontano soltanto ciò che i loro occhi hanno visto. Hanno smarrito la fede, non ricordano che il Maestro, insieme alla passione e alla morte, aveva preannunciato la risurrezione. La storia è sempre quella per credenti e atei; la vita è sempre quella per buoni e cattivi. La verità non te la dai da solo, hai bisogno di riceverla da qualcuno. Occorre la sapienza divina contenuta nella Scrittura per illuminare il presente e trasformarlo in cammino di libertà. Dopo che le parole di Dio hanno scaldato il cuore, sei pronto a ricevere il pane di una ritrovata comunione con Colui che ti ha mostrato una verità diversa e ti ha aperto nuovamente alla speranza. Il Risorto viene riconosciuto in un gesto consueto, quello del pane spezzato; non è solo il potere evocativo di un segno, ma l’Amore che, donandosi, ti nutre, e ti cura. Accadde dopo che «egli sparì dalla loro vista», proprio nel momento di averlo riconosciuto, nel momento in cui avrebbero potuto celebrare insieme la gioia di ricominciare insieme una nuova vita! Egli ora non è più accanto a loro, perché è dentro di loro, nascosto in quel pane appena ricevuto,  nell’Eucaristia. È lì che oggi è possibile incontrare il Vivente, nella Parola che te lo annuncia e nel Pane che te lo comunica. «Partirono senza indugio» come tutti coloro che nella Bibbia hanno incontrato Dio, diventando portatori dell’unica verità capace di trasformare i cuori e dare gioia. Nasce la Chiesa, o si incontra la Chiesa, perché così si trasmette la fede, come una storia che racconti in quanto tu, e altri prima di te, l’hanno vissuta. Solo il Vivente ci riporta in vita e ci interroga profondamente sulla vitalità della nostra comunità: siamo in cammino verso Lui, con Lui, o lontano da Lui? Per dove abbiamo deciso di andare a riposarci o di scomparire?

don Carlo