Messaggi del Don

SU CHE FREQUENZA SIAMO…?

Dopo tempi di prove e difficoltà, più di qualcuno sta provando ad essere cristiano meno ingessato e più umano, e a praticare una fede che ci fa sentire vivi. Qualcuno di noi può aver trovato un modo nuovo di pregare, qualcun altro può aver provato a prendere in mano da solo il vangelo di ogni giorno o quello della domenica; qualcuno ha sentito la vicinanza di Gesù che consola il dolore generato da un lutto; qualcuno ha trovato il coraggio di fare nuovi gesti di solidarietà con chi è nel bisogno. Può essere anche che qualcuno ci metta del tempo prima di decidere di tornare a frequentare la chiesa, o senta che – tutto sommato – questa forzata “astinenza” non gli è pesata poi così tanto. La festa dell’Ascensione al cielo di Gesù ci fa avvicinare la nostra vita al grande mistero della Pasqua. Gesù, dopo essersi mostrato vivo ai discepoli dopo la morte, ritorna al Padre. Prima, però, affida ai discepoli le sue ultime confidenze: promette che saranno battezzati nello Spirito Santo, per continuare così la sua missione, cioè essere suoi testimoni da Gerusalemme fino ai confini della terra. Matteo e Luca raccontano, in modi diversi, che la storia non si conclude. Gesù lascia agli apostoli una richiesta: essere suoi “testimoni” in tutta la erra. Ecco dunque il centro del mistero dell’Ascensione: Gesù invia gli apostoli in missione: portare Lui a tutti. Testimoniare, perciò, significa mostrare con la vita ciò che abbiamo vissuto personalmente. Sappiamo per esperienza che ciò che più convince un’altra persona non sono le parole, ma ciò che facciamo con passione e gioia. Possiamo accompagnare altri ad essere discepoli di Gesù se viviamo noi come veri e gioiosi discepoli suoi, se nel nostro comportamento ci facciamo guidare dal suo esempio, se sentiamo la gioia di essere cristiani, se guardiamo il mondo come lo guarda Gesù, se ci comportiamo come Lui ci ha insegnato. Per questo ci ha inseriti nel tempo e ci fa sentire parte di una storia, che non è semplicemente umana. Ci fa gustare già ora la storia della nostra salvezza e la comunione del divino con l’umano. Insomma: ci affida la gioia di poter parlare di Lui con la vita, con i gesti e con le nostre scelte concrete. Se intendiamo così la missione che Gesù ha dato agli apostoli, allora è abbastanza semplice capire che essa riguarda tutti i cristiani; è la cosa più importante della nostra vita. Non siamo cristiani solo quando andiamo a Messa, o quando osserviamo le regole di vita diversamente dagli altri: questo è solo una preparazione e una conseguenza. La cosa più importante è essere suoi testimoni, fidarci di Lui ed essere fedeli e onesti anche quando questo costa un prezzo caro: avere il coraggio di non chiuderci in noi stessi ma di aprirci alla ricchezza nascosta in sembra  aver bisogno di noi. Insomma: così si può parlare di Lui con la vita, con i gesti, con le scelte concrete. Se con la forza dello Spirito siamo incamminati su questa strada, abbiamo già sperimentato la gioia che viene dall’essere discepoli, possiamo sentire che la missione che Gesù ci affida non è un peso, ma qualcosa in più da fare, ma che, anche se ci toglie tempo, ci fa  vivere consapevolmente e volentieri il tempo della nostra apparizione nella vita di famiglia, con i figli, il vicino di casa, gli amici, i colleghi di lavoro e la famiglia cristiana: la Chiesa.

don Carlo