AttualitàLa buona novella

Tre buone novelle del Natale

LA BICI DELLE STORIE A DOMICILIO: A Pisa la maestra Daniela Bertini in bicicletta porta le storie a casa dei bambini in quarantena per farli sorridere. Da alcuni anni ha creato il suo progetto “La bici delle storie” con cui organizza eventi pubblici in piazze e luoghi aperti. Vista l’emergenza sanitaria il suo progetto ha preso una piega nuova diventando “la bici delle storie…a domicilio”, con cui gratuitamente va in sella alla sua bici colorata e piena di magia a raccontare ai bambini in quarantena, costretti a stare a casa, delle storie a domicilio. La maestra, in questo caso, in versione di cantastorie si ferma davanti alla casa e i bambini, a seconda degli spazi a disposizione, escono in giardino oppure la ascoltano affacciati al balcone. Nella prima settimana ha visitato e portato un sorriso a 10 bambini, ovviamente a distanza di sicurezza e con tutte le precauzioni sanitarie.

GIOCATTOLO DELL’ANNO: Premiata come miglior giocattolo dell’anno la linea di bambole con sindrome di Down, simbolo di inclusione verso ogni differenza. La collezione è formata da due bambini e due bambine con pelle chiara e scura con la sindrome di Down, per dare a tutti i piccoli la possibilità di sentirsi inclusi e ritrovarsi in una bambola che possa avere le caratteristiche fisiche di colui che ci gioca. Non modelli di perfezione, quindi ma di realtà e di inclusione. Su questa collezione l’azienda Miniland, nata oltre mezzo secolo fa con sede nella città di Alicante in Spagna, lavora da molto tempo per sviluppare una sempre maggiore inclusione delle diversità: nella linea sono state man mano introdotte bambole con diversi colori di capelli, biondi, castani e rossi e diversi colori di pelle, diverse tonalità di chiaro e scuro e tipologie di tratti somatici: asiatici, sudamericani, africani.

TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENE: Era cominciata come una storia uguale alle altre. Una mamma e i suoi sei figli dalla Somalia in Italia, al freddo in piazzale Maciachini a Milano, senza un tetto sulla testa, ma insieme. Ma gli operatori della comunità Zumbimbi li hanno accolti con gioia e la famigliola si è subito ambientata e ripresa dopo i tre giorni trascorsi in strada, accuditi inizialmente solo dai senzatetto e dai profughi. Ora che sono stati intercettati dal Comune si sentono al sicuro. Sono rimasti al caldo nei mini appartamenti della comunità Zumbimbi, poi sono stati trasferiti in un altro centro della cooperativa Farsi Prossimo (Caritas) in via Salerio, sempre legato al Comune.

Patrizia Borrelli